Cor
Jesu Sacratissimum
“Quando un gran personaggio muore di malattia
straordinaria –dice San Francesco di Sales –si fa l’autopsia del cadavere per
scoprire la causa del trapasso. Spirato Gesù, il divin Padre volle agire
similmente. Spinto da una mano invisibile, un soldato si avanzò, vibrò la
lancia e colpì il petto esanime del Redentore e attraverso la ferita fu
rivelata la vera causa della sua morte. Era il suo amore, era il suo cuore…”.
Il culto al Sacro Cuore di Gesù inizia con quella
lancia che lo trapassò in quel tragico e glorioso Venerdì Santo. Gesù, in quel
giorno solenne, manifesta il suo Cuore e l’offre come oggetto di culto alla sua
Chiesa nascente.
San Cipriano scrisse: “Da questo Cuore aperto
dalla lancia discende la sorgente di acqua viva che zampilla fino all’eterna
vita”. San Giovanni Crisostomo, cantando al Sacro Cuore, lo invocava come
“immenso mare di inesauribile clemenza”. Sant’Agostino lo paragona all’Arca di
Noè e afferma: “Come per la finestra dell’Arca entrarono gli animali che non
dovevano perire nel diluvio, così nella ferita del Cuore di Gesù sono invitate
ad entrare tutte le anime, affinchè tutte si salvino”.
San Pier Damiani così cantava: “Nell’adorabile
Cuore di Gesù noi troviamo tutte le armi proprie per la nostra difesa, tutti i
rimedi per la guarigione dei nostri mali”.
E come non ricordare la bella espressione di San
Bernardo: “O dolcissimo Gesù, quale tesoro di ricchezze voi adunate nel vostro
Cuore! Oh, quanto è buono, e com’è giocondo abitare in questo Cuore!”.
“Oh amabile piaga! –esclamava San Bonaventura –per
te mi si aperse la via per giungere fino all’intimità del Cuore del mio Gesù e
per stabilirvi la mia dimora”.
Da questa dimora santissima scaturirono il sangue
e l’acqua, simboli delle più grandi meraviglie dell’opera redentiva.
Essi rappresentano, anzitutto, la nascita della
Chiesa, la quale, simile ad una sposa, esce bianca e vermiglia dal Cuore aperto
del secondo Adamo, addormentato sulla croce, nello stesso modo che Eva, la
madre dei viventi, era uscita dal costato del primo Adamo. Il Cuore di Gesù
diviene dunque la culla della Chiesa e genera a Dio un’intera famiglia. Da
questo Cuore squarciato dalla lancia del soldato scenderà d’ora innanzi ogni grazia sul mondo e sulle anime.
Ma, in modo speciale, l’acqua e il sangue rappresentano i due principali Sacramenti che
costituiranno nella Chiesa le due grandi sorgenti di vita.
La Chiesa dovrà prima generare a Dio dei figli, e
tale generazione avverrà col Battesimo. L’acqua del costato di Gesù, fecondata
dallo Spirito Santo, farà nascere l’uomo alla grazia. “il segno sensibile –dice
San Tommaso –deve essere atto a rappresentare la grazia invisibile che
conferisce”.
L’acqua farà dell’uomo, macchiato dalla colpa
originale, un angelo immacolato e radioso.
Ma la Chiesa, oltre a generare i figli deve anche nutrirli. Il Cuore di Gesù allora si
apre e dà alla Chiesa il sangue per questo nutrimento, il cibo “sovra
sostanziale” che alimenterà le anime nel terreno esilio. “Nel santo sacrificio
della Messa –scrive A. Chauvin –il sacerdote, nuovo Longino, apre il Cuore
Sacratissimo con la spada della sua parola e ne fa sgorgare il Sangue divino
che alimenta la vita del mondo.
E ogni volta che abbiamo la grazia di comunicarci,
noi applichiamo la bocca su questa piaga, le nostre labbra bevono al costato
aperto del Salvatore; lo stesso Sangue che sgorgò dal Cuore di Gesù sulla
croce, discende a fiotti nella nostra anima per purificala e abbellirla”.
Chi potrebbe ridire gli immensi benefici che il
mondo ha ricevuto e continua a ricevere dal Sacro Cuore, dal momento in cui fu
squarciato dalla lancia del soldato? Longino stesso, al dire di San Gregorio
Nazianzeno, il barbaro soldato che trafisse il Sacro Cuore, fu subito guarito
da una malattia d’occhi per qualche goccia di sangue zampillato dalla piaga
aperta nel momento in cui ritirava l’arma.
Anzi, toccato dalla grazia di Dio e convertito
alla fede, divenne uno dei primi adoratori del Cuore della Vittima divina.
La ferita che ci rivela il Cuore di Gesù non si è
chiusa e rimarginata nella Resurrezione, ma sussiste in Cielo e nell’Eucarestia
ed è la più bella gemma che l’amore di Gesù abbia meritato nel combattere
contro l’inferno. Egli, il Salvatore del mondo, volle che il suo Cuore fosse aperto,
perché noi gli aprissimo il nostro. L’amore richiede amore.
Tratto da: De vita Contemplativa – Giugno 2013
Rivista
mensile a cura delle Suore Francescane dell’Immacolata –Monastero delle Murate
–via dei Lanari, 2 -06012 Città di Castello – PG – Italia
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